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Forlì, reddito di solidarietà: “Troppi stranieri tra i beneficiari, servono correttivi”

Forlì – E’ polemica sul Reddito di solidarietà (RES), la misura varata dalla Regione Emilia Romagna per i nuclei familiari in difficoltà. Tra le 11mila domande arrivate in tutta la Regione quasi il 34% proviene da nuclei stranieri i quali risultano essere anche i più numerosi assorbendo, in percentuale, una fetta molto consistente degli aiuti (quasi il 45% dei fondi). I nuclei italiani beneficiari, invece, sono in gran parte costituiti da una sola persona. E il RES viene calcolato sulla base della numerosità del nucleo (1 componente 80 euro, 2 componenti 160 euro, 3 componenti 240 euro, 4 componenti 320 euro, 5 o più componenti 400 euro erogati con cadenza bimestrale).

Per Forza Italia, nei panni del capogruppo in Comune a Forlì Fabrizio Ragni e dei neoparlamentari Galeazzo Bignami e Simona Vietina, occorre rivedere i meccanismi di erogazione del sussidio con l’introduzione di due correttivi: “riservare il Res soltanto agli italiani e introdurre un criterio di residenzialità di almeno 10 anni in luogo dei 24 mesi attuali”.

Ragni fa notare che “a livello territoriale, il maggior numero di domande si registra nella provincia di Bologna (2.346 domande su 482.861 famiglie residenti) mentre a Forlì-Cesena appena 714 domande dopo quatto mesi e mezzo di applicazione, dal 18 settembre 2017, a fronte di 170.042 famiglie residenti e a Piacenza il minor numero di richieste” sottolineando come sul totale dei residenti della Regione gli stranieri rappresentino non più del 12% della popolazione e non oltre 15-18% nelle varie province.

Eppure proprio agli stranieri “è stata concessa una quota del contributo economico proporzionalmente superiore rispetto a quella destinata agli italiani residenti”.

A Forlì, nello specifico, il capogruppo forzista in Comune fa notare che più del 40% dei fondi stanziati nel primo bimestre del 2018 per il Res è stato erogato a beneficio dei nuclei familiari stranieri, che rappresentano “appena il 12% dei residenti”. E allora Bignami attacca: “Avevamo detto  fin dall’inizio qualcosa non andava nel meccanismo di erogazione dei contributi. Il Res va riservato solo agli italiani e chiediamo che venga introdotto un criterio di residenzialità di almeno dieci anni. Chi vuole accedere a questi strumenti deve diventare cittadino italiano, secondo le leggi, e non attraverso scorciatoie”.

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