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Lavoro – Bergamini: “Le donne che rinunciano per la famiglia sono il 94,6%, gli uomini il 5,4%”

Per ogni uomo che rinuncia a lavorare per ‘motivi familiari’ sono quasi 18 le donne che fanno altrettanto. Uno a diciotto. Su un totale di 2.358.000 inattivi per motivi famigliari 127.000 sono uomini (5,4%) e 2.231.000 sono donne (94,6%). È una delle sproporzioni più grandi che si registra nel nostro Paese, uniformemente tra Nord, Centro e Sud stando alla nostra elaborazione sugli ultimi dati Istat.
Questa sproporzione non si supera facendo sì che aumentino gli uomini che rinunciano al lavoro per dedicarsi alla famiglia, ma immaginando uno Stato che vede la famiglia come risorsa e non come problema a carico di chi ne fa parte. Se prendersi cura della famiglia significa rinunciare a lavorare non ci stupiamo se il tasso di occupazione femminile è ancora così basso rispetto al resto di Europa e non ci stupiamo neppure se non si fanno più figli.
Quando lo Stato si dimentica di intendere la famiglia come un patrimonio da difendere e tutelare con servizi che permettano ad ogni cittadino, uomo ma in questo caso soprattutto donna, di realizzarsi nella professione in cui crede, e in quel ‘lavoro’ su cui si fonda la Repubblica, ciò che accade è che la famiglia si trasforma da patrimonio per lo Stato a disabilità sociale per la persona, nel caso di specie soprattutto per le donne. 
La parità non è solo una questione di diritti ma anche una questione di opportunità. L’opportunità di poter accettare un lavoro senza dover decidere tra figli e carriera. L’opportunità di sapere che se un nostro caro ha bisogno di cure c’è lo Stato che se ne occupa, anche a domicilio. L’opportunità e la consapevolezza che già ad un anno dalla nascita possiamo trovare posto per i nostri figli all’asilo (il picco di servizi per l’infanzia si registra durante il governo Berlusconi). Ma anche l’opportunità di tornare la sera a casa senza dover fingere di stare al telefonino o camminare a testa bassa per paura di incrociare lo sguardo di un potenziale ladro o stupratore. Parità vuol dire avere le stesse opportunità. Ed è per questo che tutti noi, uomini e donne di Forza Italia e del centrodestra, continueremo a batterci ogni giorno. Perché per quanto la sinistra ami intestarsi l’esclusiva sulle tematiche dei diritti, occorre che ricordiamo a tutti e a noi stessi che nessun governo nella storia recente, ha fatto per i diritti e per la sicurezza delle donne, ciò che hanno fatto i nostri governi.

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