«No alle censure alla fonte applicate dalla Asl Toscana Centro. La Regione intervenga per ripristinare le garanzie del diritto di cronaca». Ebbene sì: la Asl Toscana Centro mette il bavaglio ai giornalisti chiudendo i rubinetti dell’informazione dal 118; ed è subito interrogazione, quella con cui il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (capogruppo Forza Italia) chiede l’intervento della giunta regionale così come caldeggiato da Associazione Stampa Toscana e Gruppo Cronisti toscani.
Sono stati proprio gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, nei giorni scorsi, a sollevare la questione con una lettera ai vertici istituzionali e della Asl Centro, a loro volta «sollecitati dai colleghi che non riescono più ad avere notizie in chiara violazione del diritto di cronaca sancito dalla Costituzione». Ma cosa è successo? Che la Asl Centro della Toscana «ha inteso applicare, unilateralmente e senza alcun confronto con i rappresentanti dei giornalisti, un protocollo interno […] per sostituire il tradizionale regime di comunicazione agli organi di stampa delle notizie del 118». In particolare, Mugnai dà voce ai cronisti che contestano «le disposizioni che impediscono di fornire notizie su casi di cronaca, che devono comunque essere portati a conoscenza dell’opinione pubblica».
Con i giornalisti, infatti, ricorda anche Mugnai, il problema circa la diffusione di dati sensibili non sussiste e, comunque, di certo non sopravviene adesso: «I giornalisti – ricorda anche l’atto di Mugnai oltre che la lettera Ast e Gct – sono tenuti al rispetto di norme etiche e deontologiche che regolano la professione, e sanno esattamente come comportarsi in tema di privacy o di tutela dei minori, garantita dalla Carta di Treviso».
Mugnai chiede dunque alla Regione di intervenire presso la Asl Toscana Centro con azioni volte a «ripristinare condizioni di erogazione delle notizie che garantiscano la libertà di stampa e il diritto di cronaca non solo come diritto dei giornalisti ad avere informazioni di prima mano, ma soprattutto come diritto dei cittadini ad essere informati».
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