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Grosseto perde acqua, Marchetti (FI): «Dispersione provinciale al 54,43% e Castell’Azzara maglia nera. Dal gestore investimenti inferiori al bisogno»

Grosseto perde acqua. Tanta acqua: «Nel territorio maremmano si verifica una dispersione idrica del 54,43%, con maglia nera per la rete sottesa al comune di Castell’Azzara che perde per la via ben il 70,5% dell’acqua emunta e podio del meno peggiore al comune di Isola del Giglio con il 25,11% di patrimonio idrico perduto dall’immissione ai rubinetti, mentre il capoluogo Grosseto si impenna al 55,72%. Dinanzi a questi dati il gestore, Acquedotto del Fiora, investe in misura che l’Autorità idrica toscana (Ait) valuta come “inferiore rispetto a valori ottimali da Piano d’Ambito”. Poi ogni estate su richiesta dei gestori fioccano le ordinanze per evitare di innaffiare perfino i gerani, però ecco: lo spreco parrebbe altrove». I dati li espone il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che su questo ha condotto in proprio uno studio che elabora – aggregandoli per aree e per gestore per poi acquisire le valutazioni Ait sugli investimenti programmati sulle reti – i dati Istat dell’ultimo censimento acque per uso potabile, quello diffuso a fine dicembre 2017 su rilevazioni condotte nel 2015.

            «Sono gli ultimi dati ufficiali disponibili – spiega Marchetti – e sono dati nazionali. Noi però abbiamo scorporato quelli della Toscana, comune per comune, e poi li abbiamo riaggregati in data set provinciali e per gestore. Da qui alle pianificazioni degli investimenti che condurranno in molti casi alla scadenza dell’affidamento, abbiamo incrociato con i piani di gestione e le valutazioni espresse dall’Autorità idrica. Perché mi sono messo a far di conto in questa maniera? Ma perché appunto l’affidamento del servizio idrico integrato corre verso le scadenze ed è doveroso aprire un ragionamento efficace sulla materia».

            Fin qui metodo e motivo, e il risultato generale è quello di cui sopra. Poi c’è il dettaglio che per il Grossetano vede numeri ben al di sopra della media di dispersione regionale del 43,43%. Sì perché in Maremma l’acqua che finisce nel suolo e scola via dai tubi mentre viaggia in direzione rubinetto è oltre la metà. Anche molto oltre la metà se si guarda a Castell’Azzara, si diceva, ma anche a Seggiano (68,54%), Sorano (68,38%), Monte Argentario (65,65%), Roccalbegna (64,66%), Arcidosso (64,1% e via gocciolando. Solo Campagnatico (33,44%), Castiglione della Pescaia (39,97%) e Isola del Giglio come detto sopra viaggiano su medie inferiori al 40%.

«A sinistra – riflette il Capogruppo di Forza Italia – sento parlare di ripubblicizzazione. Anche io mi colloco su questa posizione, non foss’altro che nel rispetto dell’esito del referendum con cui i cittadini hanno espresso questo tipo di volontà. Ma acqua pubblica può voler dire tante cose. Il modello di holding regionale prospettato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi non ci convince: un nuovo carrozzone poco funzionale e che magari diventi parcheggio per qualche politicante dismesso noi non lo vogliamo. L’acqua è un bene delicato, una risorsa non infinita, e le reti hanno bisogno di interventi d’urto veloci per contrastare livelli di dispersione tanto elevati. Bisogna soppesare tutti i modelli di gestione che le normative mettono a disposizione per individuare tutti insieme quello migliore per la Toscana. Io ad esempio ho studiato un po’ il tipo di gestione che a Parigi si è rivelato efficace in termini di abbattimento tariffario e investimenti sulle reti. A livello comparativo, è un sistema che per le nostre normative potrebbe dirsi affine a quello dell’Agenzia speciale prevista dall’articolo 114 del Testo unico degli enti locali. Non sposo una tesi: fornisco uno spunto. Su materie come queste nessuno deve innamorarsi ideologicamente delle vie facili. Pensiamoci con serietà, informiamoci e poi la maggioranza ci dia una proposta su cui lavorare e riflettere. Noi qualcosa da dire l’avremo, ma la responsabilità è prima di chi governa».

 

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