«Sul riassetto istituzionale del Casentino stava a noi, al Consiglio regionale, formulare una proposta complessiva di riorganizzazione. Invece si è scelto l’atteggiamento pilatesco di sottoporre ai cittadini due referendum distinti, avallando in questo modo le guerre tra sindaci Pd che logorano le comunità locali. Per questo non prenderemo parte al voto». Così il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai che ha concluso pochi istanti fa il suo intervento in aula dove si discute la proposta di delibera 242 sui quesiti referendari relativi alle ipotesi di fusione dei comuni di Bibbiena, Chiusi della Verna e Ortignano Raggiolo e/o Chiusi della Verna, Chitignano e Castel Focognano.
«Questa vicenda – ha esordito Mugnai – ha avuto tratti stimolanti anche proprio intellettualmente. Se ne esce, però, giocandoci la tripla. Il riassetto istituzionale del Casentino è un’esigenza sentita da tutti. Il problema è come. Sta a noi la competenza di fare le scelte. In questa vicenda si registra un peccato di codardia: stava a noi presentare una proposta organica. Invece così si avallano in maniera pilatesca le guerre intestine tra sindaci, del Pd nello specifico, e il parere dei cittadini diventa solo lo strumento per regolare i conti. E’ sbagliato. C’era la necessità e il dovere da parte del Consiglio regionale di elaborare e formulare una proposta, dando vita a un laboratorio anche territoriale. Qui invece abbiamo referendum che riguardano in totale cinque comuni e di cui uno esclude l’altro, e le comunità locali vengono chiamate a pronunciarsi in maniera incomprensibile».
«Poi c’è il ravvedimento operoso – ha proseguito il capogruppo azzurro – con l’ordine del giorno in arrivo dal Pd, e che noi voteremo perché dice ciò che abbiamo sempre asserito fin dalla passata legislatura, in cui si sostiene la necessità in questi referendum di maggioranza in ogni singola comunità. L’esatto contrario di quanto attuato per Abetone-Cutigliano. Noi invece anzi chiediamo che il criterio si estenda a tutti i referendum di questo tipo, Subbiano-Capolona in testa. Ma qui, però, questo cosa implicherà? Si sta facendo un sacco di confusione e basta. Eppure questa Regione era partita bene, nella scorsa legislatura. In questa, invece, il tema ha assunto connotazioni vagamente centraliste che temo permarranno anche in questo appuntamento. Eppure il problema è più ampio del caso specifico: il percorso delle fusioni di Comuni è in sé virtuoso, ma declinato in questo modo che asseconda i conflitti territoriali non genera altro che malessere».
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