«In Toscana 1 docente su 4 è precario. Solo a Lucca si parla di 3mila insegnanti, ovvero circa la metà del corpo docente. Ora basta: in era covid bisogna superare questo stato di cose che vede insegnanti di serie A e B pur mentre fanno lo stesso, prezioso lavoro. La Toscana, che in conferenza Stato-Regioni coordina il settore, promuova modifiche procedurali che rendano l’imminente concorso davvero equo, e non l’ennesima ingiustizia a danno di chi educa e forma i nostri ragazzi»: l’appello parte dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti sulla scorta delle sollecitazioni degli stessi precari che nei giorni scorsi si sono riuniti in direttivo toscano.
A Lucca la maglia nera del non-ruolo: «Mentre nelle altre province della Toscana la percentuale di docenti precari si attesta sul 25-30% – illustra Marchetti – a Lucca arriva al 50% con circa 3mila insegnanti precari. In media, secondo le stime degli interessati nel nostro territorio regionale 1 docente su 4 non è di ruolo. Eppure fanno lo stesso lavoro con la stessa energia e abnegazione dei loro colleghi stabili, gomito a gomito quando non nelle stesse videoriunioni in quest’ultimo difficile periodo».
Marchetti guarda al futuro: «Finora sui precari si è sostanzialmente retto il mondo della scuola, nel sostegno ai ragazzi in difficoltà più ancora che nella didattica tradizionale. Ma è una situazione che la scuola in era covid non può più tollerare né sostenere. E il concorso straordinario per il ruolo non semplifica l’accesso di questi professori, genera ulteriori ostacoli, inserisce distinguo incomprensibili e insomma non procede – incalza Marchetti – nel solco di un’autentica parificazione degli insegnanti nel ruolo».
La Regione non resti a guardare, è la richiesta di Marchetti: «Finora non ho sentito dire ‘pio’ su questo da parte della giunta toscana. Eppure – sottolinea il Capogruppo azzurro – la Toscana è coordinatrice di settore all’interno della Conferenza Stato-Regioni. E allora, dia prova d’interesse per un mondo che le sinistre solleticano quando c’è da fare propaganda ma poi prendono di tacco lasciandolo sempre nel bilico dell’incertezza. E’ inaccettabile oggi più di sempre».
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