Una riserva ‘troppo riservata’ estesa anche su terreni privati e animali selvatici che devastano raccolti o contagiano il bestiame: questo l’ambo da cui gli agricoltori di Sestino e della Valtiberina si sentono tenuti sotto scacco. Ma non sventolano certo bandiera bianca, soprattutto ora che in loro soccorso si schierano i candidati alla Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 4 marzo prossimo Felice Maurizio D’Ettore (uninominale centrodestra, collegio 7 di Arezzo) e Stefano Mugnai (capolista collegi plurinominali 4 di Arezzo, Siena e Grosseto e 3 di Firenze, Sesto Fiorentino ed Empoli).
Così, mentre Mugnai nella sua attuale veste di capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale annuncia un’interrogazione alla giunta toscana, insieme con D’Ettore la posizione è all’unisono: «Basta con una malintesa tutela dell’ambiente che la sinistra fa prevalere su quella dell’attività umana, soverchiandola. Questo il principio che porteremo avanti, per Sestino ma non solo, in caso di elezione in parlamento. La tutela ambientale si può coniugare con le attività agricole e con l’utilità sociale dell’iniziativa economica privata».
Sestino è una comunità prevalentemente rurale. Agricoltura e allevamento, prelievo di legname e altre attività legate alla terra sono parte dell’identità individuale, collettiva e territoriale. Ora però: «I cinghiali sono fuori controllo sia all’interno che all’esterno della Riserva Naturale Sasso Simone Simoncello – denunciano Mugnai e D’Ettore – e devastano le colture mentre le domande di risarcimento danni, stimati in 150 euro per ettaro, rimangono inevase per mancanza di sopralluoghi».
Se i campi piangono, le mandrie non ridono: «Il mancato controllo sanitario sulle popolazioni di caprioli non pone argine al contagio delle malattie di cui questo ungulato è portatore, e che aggrediscono i bovini soprattutto nel periodo estivo. I capi che scampano al contagio sono poi oggetto delle aggressioni dei lupi che fanno zampa bassa di vitelli, pecore, capre e puledri». Oltre a ciò c’è il bosco, su cui insistono norme e calendarizzazioni che rendono di fatto impossibile, denuncia Forza Italia, l’asporto del legname: «Se a ciò si aggiungono un iter burocratico per ottenere il permesso di taglio i cui costi per le pratiche possono arrivare ai 1300 euro e una limitazione a 5 ettari massimo per singolo appezzamento tagliato, ecco che di fatto la legge disincentiva, anzi di più: inibisce il prelievo di legname».
Secondo Mugnai e D’Ettore, «va urgentemente rivista la disciplina della Riserva naturale o, per lo meno, l’area di tutela va delimitata al terreno demaniale». Ne va dell’economia rurale del territorio, ma non solo: «La combinazione di tutti questi fattori sta già facendo sentire a Sestino i suoi effetti anche in termini di calo demografico e di abbandono del quadro paesaggistico dovuto all’incuria del territorio. E’ la perdita del nostro patrimonio e di un segmento di attività importante sotto il profilo sia identitario che della cura e del presidio di quei terreni. Si tratta di aree che devono essere valorizzate anche per la tutela dei piccoli comuni montani, in questa prospettiva nella provincia di Arezzo, sia per la Valtiberina che per il Casentino, bisogna procedere con una nuova e incisiva normativa di carattere nazionale che protegga i territori montani e dia risorse anche ai comuni di minore popolosità».
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