«Prato maglia nera per depuratori fuori norma, con violazioni rilevate da Arpat nell’86% degli impianti visitati nel corso del 2017. E’ un dato che preoccupa, anche perché Publiacqua risulta, insieme a Gaia Spa, gestore Pierino della situazione e più sanzionato sulla materia. A Prato, però, condivide la responsabilità del risultato bigio con GIDA, che gestisce 5 impianti a fronte dei 2 di Publiacqua. Attenzione: l’ambiente non è eterno né scontato. Alla Regione chiedo di alzare la soglia di attenzione per preservare le nostre acque e lo stato dei nostri territori»: a parlare così il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, autore oggi di un’interrogazione a risposta scritta in cui chiede alla giunta toscana dati, luoghi e stato procedurale in particolare degli iter autorizzativi per gli impianti pratesi e non solo.
Marchetti prende le mosse dal rapporto Arpat sui controlli effettuati nel 2017 sui depuratori superiori ai 2.000 abitanti equivalenti, diffuso il 23 novembre scorso. E a Prato gli spunti di irregolarità segnalati sono molteplici: «Gli impianti GIDA di Cantagallo, Vaiano e Vernio – illustra Marchetti – sono tutti senza registratore delle portate di scarico. Al Baciacavallo di Prato, le emissioni della linea di ispessimento/disidratazione dei fanghi sono state trovate libere di disperdersi nel vento, anziché convogliate per trattamento nell’inceneritore, trovato spento. Superamenti per alluminio a Baciacavallo e di solidi sospesi ed Escherichia coli al Calice di Prato completano il panorama non certo lusinghiero».
Dall’irregolarità al danno, riflette Marchetti, il passo può essere breve: «Lo attestano altri dati, diffusi quasi contemporaneamente ma stavolta da Ispra, l’Istituto superiore di protezione ambientale. Sono quelli sul danno ambientale in Italia e vedono la Toscana terza in Italia, dopo Sicilia e Campania-Puglia a pari merito, con ben 18 istruttorie aperte per conto del Ministero dell’ambiente tra 2017 e 2018. Nella mia interrogazione chiedo alla giunta di sapere cosa riguardino, quali luoghi e quali eventi. Resta il fatto che il quadro che emerge è estremamente preoccupante ed è l’ennesima riprova che ‘ingessare’ l’ambiente come storicamente ha fatto la sinistra in nome di fraintendimenti ambientalistici non serve proprio a un bel nulla».
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