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FIRENZE: La Toscana perde acqua, Marchetti (FI): «Dispersione media al 43,43% ma Grosseto, Massa e Prato sforano il 50%. I gestori? In chiaroscuro»

La Toscana perde acqua: «La dispersione idrica media sul, anzi sotto, al territorio regionale è del 43,43%, ma ci sono aree provinciali come quelle di Grosseto, Massa Carrara e Prato che sforano addirittura il muro del 50% di acqua che scivola via dal sistema di rete nel tratto che va dal punto di immissione ed emungimento ai rubinetti di casa. Dinanzi a questi dati, tra cui il migliore risulta quello della provincia di Arezzo dove comunque va via un terzo dell’acqua, ovvero il 31,47%, i gestori investono in varia misura ma quasi tutti in dimensioni che l’Autorità idrica toscana (Ait) valuta insufficienti. Si salva Acque Spa, gestore dei comuni della conferenza territoriale Basso Valdarno che aggrega piana di Lucca, Valdinievole, Empolese, Valdelsa e parte dei comuni del Pisano, ma per il resto… Poi ogni estate su richiesta dei gestori fioccano le ordinanze per evitare di innaffiare perfino i gerani, però ecco: lo spreco parrebbe altrove». I dati li espone il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che su questo ha condotto in proprio uno studio che elabora – aggregandoli per aree e per gestore per poi acquisire le valutazioni Ait sugli investimenti programmati sulle reti – i dati Istat dell’ultimo censimento acque per uso potabile, quello diffuso a fine dicembre 2017 su rilevazioni condotte nel 2015.

Il Metodo

«Sono gli ultimi dati ufficiali disponibili – spiega Marchetti – e sono dati nazionali. Noi però abbiamo scorporato quelli della Toscana, comune per comune, e poi li abbiamo riaggregati in data set provinciali e per gestore. Da qui alle pianificazioni degli investimenti che condurranno in molti casi alla scadenza dell’affidamento, abbiamo incrociato con i piani di gestione e le valutazioni espresse dall’Autorità idrica. Perché mi sono messo a far di conto in questa maniera? Ma perché appunto l’affidamento del servizio idrico integrato corre verso le scadenze ed è doveroso aprire un ragionamento efficace sulla materia».

In dettaglio

            Fin qui metodo e motivo, e il risultato generale è quello di cui sopra. Poi c’è il dettaglio di una Toscana la cui rete idrica gestita da otto Spa la cui attività fa capo all’Autorità idrica Toscana (Acque, Acque Toscane, Acquedotto del Fiora, Asa, Gaia, Geal, Nuove Acque e Publiacqua) più uno, l’emiliano Gruppo Hera, cui si affidano i comuni-cerniera di Firenzuola e Marradi. Chi ha la rete più dispersiva al momento risulta Acquedotto del Fiora (gestore per i comuni di Grosseto e provincia e parte di quelli del Senese): da quelle tubazioni scivola via il 48% del patrimonio idrico immesso. Altra rete di distribuzione fortemente compromessa appare quella gestita da Gaia (46,84% di acqua perduta ed estensione in area apuana più Versilia, Montagna pistoiese e Mediavalle Garfagnana). Terzo posto come rete colabrodo è quella gestita da Publiacqua (46,39% di dispersione per Firenze metropolitana, Mugello, Valdisieve, parte del Pistoiese, Valdarno aretino e provincia di Prato). Publiacqua afferma che dal momento delle ultime rilevazioni ufficiali la sua performance è migliorata grazie a investimenti la cui pianificazione secondo Ait «inferiore ai livelli ottimali previsti dal Piano di Ambito». Non certo peggiore di altri, però, tra gestori che non trasmettono piani di investimento (Acque Toscane lo ha fatto solo in parte) e altri che non investono nulla o quasi, come Nuove Acque (Arezzo e provincia tranne il Valdarno, più Valdichiana senese) che però gestisce la rete meno dispersiva di tutte, pur se con il suo 27,02% di acqua che non arriva ai rubinetti.

La valutazione politica

«A sinistra – riflette il Capogruppo di Forza Italia Maurizio Marchetti – sento parlare di ripubblicizzazione. Anche io mi colloco su questa posizione, non foss’altro che nel rispetto dell’esito del referendum con cui i cittadini hanno espresso questo tipo di volontà. Ma acqua pubblica può voler dire tante cose. Il modello di holding regionale prospettato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi non ci convince: un nuovo carrozzone poco funzionale e che magari diventi parcheggio per qualche politicante dismesso noi non lo vogliamo. L’acqua è un bene delicato, una risorsa non infinita, e le reti hanno bisogno di interventi d’urto veloci per contrastare livelli di dispersione tanto elevati. Bisogna soppesare tutti i modelli di gestione che le normative mettono a disposizione per individuare tutti insieme quello migliore per la Toscana. Io ad esempio ho studiato un po’ il tipo di gestione che a Parigi si è rivelato efficace in termini di abbattimento tariffario e investimenti sulle reti. A livello comparativo, è un sistema che per le nostre normative potrebbe dirsi affine a quello dell’Agenzia speciale prevista dall’articolo 114 del Testo unico degli enti locali. Non sposo una tesi: fornisco uno spunto. Su materie come queste nessuno deve innamorarsi ideologicamente delle vie facili. Pensiamoci con serietà, informiamoci e poi la maggioranza ci dia una proposta su cui lavorare e riflettere. Noi qualcosa da dire l’avremo, ma la responsabilità è prima di chi governa».

 

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