«Quasi 14 milioni di fondi europei assegnati alle azioni del Piano di sviluppo rurale toscano 2014-2020 verranno disimpegnati a fine anno per mancato attingimento. Colpa dei mille imbuti burocratici creati dalla Regione per l’accesso ai bandi? Secondo i nostri imprenditori agricoli sì. Io però dalla giunta regionale voglio sapere esattamente quanti soldi la nostra agricoltura vedrà sfumare, quando, i perché e i per come. A questo scopo ho presentato un’interrogazione a risposta scritta»: ad annunciare la propria iniziativa è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che ha appena depositato l’atto al protocollo.
«I dati aggiornati a fine giugno scorso dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, Agea, parlano chiaro e raccontano – incalza l’esponente di Forza Italia – di una Toscana che dal 2014 a oggi è riuscita ad assegnare appena il 34,29% del plafond di risorse disponibili tra spesa pubblica e fondi europei Feasr. In particolare il residuo di questi ultimi, ammontante a 13.823.158,09, alla fine dell’anno se non assegnato viene automaticamente disimpegnato. Un grave peccato per le nostre imprese agricole che hanno così tanto bisogno di sostegno per fronteggiare situazioni climatiche avverse e nuove, ammodernamenti tecnici o colturali, processi di digitalizzazione… sono mille i bisogni vivi della nostra agricoltura, e quasi 14milioni i soldi destinati a sfumare a fine anno».
Ma perché, domanda Marchetti, questo flop nell’attingimento ai fondi dedicati alla ruralità toscana? Alcune criticità le rileva già lui stesso nell’atto per come gli sono state espresse dagli attori del sistema agricolo toscano: «La situazione reale sul territorio toscano – scrive Marchetti nell’interrogazione – [si valuta, ndr] dovuta a: difficoltà amministrativa e burocratica che le imprese agricole (spesso caratterizzate da scarse competenze informatiche) stanno subendo in questa programmazione, equilibrio instabile fra volontà privata e pubblica di adesione ai bandi e le rispettive tempistiche pubbliche proibitive con cui si esplicitano le istruttorie, i decreti di assegnazione, i contratti di contributo correlati e le difficoltà di visualizzazione delle posizioni in graduatoria». E ancora: «Macchinosità burocratica scaturita per la gestione delle varie economie nelle operazioni, sottomisure e misure PSR, dalla scelta di utilizzare graduatorie generate da bandi 2016/2017/2018 a fine 2019, creando così difficoltà amministrative istruttorie molto più complesse sul territorio in ordine a qualità amministrativa e tempistiche operative di spesa, anziché aprire nuovi bandi di pari misura ed acquisire progettualità aggiornate ed utili all’imprenditoria agricola toscana». In più: «Tali condizioni – sottolinea il Capogruppo di Forza Italia – sono ancora più gravose, per le soluzioni di verifica istruttoria e controllo tecnico amministrativo che la Giunta ha evocato nella attuazione dei progetti collettivi PIF/PIT/PID dove le variabili della singola azienda, trascorsi anni dalla progettualità presentata, possono avere impatti amministrativi burocraticamente molto complessi e talvolta incapaci di far collimare la volontà amministrativa di accelerazione di spesa, con le esigenze che negli anni si succedono in merito alle priorità aziendali a quella data di prima adesione esistenti».
Lacci e lacciuoli burocratici, insomma. Se ne esce? Marchetti lo domanda alla giunta toscana a cui chiede di rendicontare ogni spicciolo assegnato e non in questi anni, l’ammontare effettivo del dismpegno previsto ovvero dei fondi che si ipotizza effettivamente di perdere e il rimedio in termini di semplificazione.
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