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Ue, Brunetta: Tria ponga veto Italia su creazione fondo monetario

Dai dettagli che cominciano a fuoriuscire sulla stampa internazionale, relativi all’Euro Summit tenutosi lo scorso 28-29 giugno tra i capi di stato e di governo, emergono chiaramente le enormi responsabilità dell’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni e, soprattutto, del suo ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, relativamente all’accettazione senza condizioni della delegazione italiana alle proposte franco-tedesche relative alla riforma della governance economica europea.

Come si può facilmente leggere nei documenti pubblicati sul sito internet del Consiglio Europeo, il Summit del 28-29 giugno si è, infatti, sviluppato sulla road map approvata dai capi di Stato e di governo durante il Consiglio Europeo del 13-14 Dicembre 2017, quando ministro dell’economia era ancora Pier Carlo Padoan e durante la riunione Ecofin del 25 maggio 2018 scorso. All’ultima riunione, per l’Italia era presente l’ambasciatore italiano presso l’Unione Europea Maurizio Massari, al posto del dimissionario ministro dell’Economia.

In quella riunione, il presidente dell’Ecofin Mario Centeno scrisse le linee guida approvate poi dal gruppo dei ministri economici e le inviò, tramite lettera, al presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, in vista del Vertice Europeo.

In quella lettera, si legge testualmente, nel preambolo, che “in questo contesto [Ecofin], diamo il benvenuto alla road map per l’eurozona presentata da Francia e Germania [accordo di Meseberg] come importante contributo alla nostra discussione”.

La dichiarazione mostra in modo inequivocabile come l’accordo di Meseberg, quello appunto nel quale la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Marcon proposero la creazione del Fondo Monetario Europeo e il piano di sviluppo per l’unione bancaria europea, fu sottoscritto anche dall’Italia nella figura del ministro Padoan.

Non emerge, in quelle carte, che il governo italiano si sia opposto in alcun modo alle proposte franco-tedesche.

Questo è anche il motivo per cui, durante il Consiglio Europeo del 28-29 giugno, il premier spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel si sono opposti fermamente alle richieste del presidente del consiglio Giuseppe Conte di cambiare le parti essenziali della dichiarazione finale sulla riforma della governance economica europea, in maniera da renderle più vantaggiose per l’Italia, dicendogli che le conclusioni erano state frutto di un delicato compromesso forgiato da settimane di precedenti negoziazioni.

Oltre a prendere atto delle responsabilità gravi dell’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, che per barattare qualche decimale di deficit in più ha sottoscritto senza fiatare le draconiane proposte di Francia e Germania, totalmente in contrasto con gli interessi del nostro paese, invitiamo il ministro dell’economia Giovanni Tria a battersi in prima persona durante le prossime riunioni preparatorie al prossimo Euro Summit di dicembre, nel quale si dovrà approvare la riforma della governance economica, mettendo il veto italiano sulla proposta di creazione di un Fondo Monetario Europeo e sulla introduzione di tetti ai crediti inesigibili presenti nel nuovo framework normativo dell’unione bancaria europea.

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