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Mauro Fava: “Il Parlamento europeo ha messo al bando i motori termici senza calcolare minimamente l’impatto devastante in termini economici e sociali. Le conseguenze per le aziende canavesane dell’automotive potrebbero essere molto gravi”

Il Parlamento UE ha votato in via definitiva lo stop alla vendita delle auto a diesel e benzina dal 2035. Una misura che è stata bocciata da tutti i partiti di Centrodestra e che mette a repentaglio l’intera filiera dell’automotive.

“Io mi chiedo se chi ha votato a favore di questa direttiva si sia fermato anche solo un attimo a riflettere sulle implicazioni che lo stop ai motori termici comporterà – commenta il consigliere regionale di Forza Italia Mauro Fava – Tanto per cominciare, ci rendiamo conto dell’impatto economico per il Paese che avrà la realizzazione di una rete di produzione e distribuzione dell’energia necessaria per alimentare un parco auto solo elettrico? Per non parlare dei costi delle auto stesse, allo stato attuale del tutto fuori portata per la maggior parte delle famiglie. E visto che questa follia è stata portata avanti per questioni ambientali, ci rendiamo conto dell’impatto che ha la produzione delle auto elettriche e lo smaltimento delle batterie al litio, che attualmente per il 95% finisce in discarica? Tutte domande che gli europarlamentari del Pd ovviamente non si sono posti, dimostrando una volta di più il loro scollamento dalla realtà e la loro lontananza dai bisogni e dalle necessità della gente”.

Il rischio è che la svolta green imposta dall’Europa abbia pesanti effetti a livello sociale, oltre che economico.

“Il CEO di Toyota, Akio Toyoda, recentemente ha ammonito sul rischio di trasformare l’auto in “un fiore sul cocuzzolo di una montagna”, intendendo l’impossibilità per la maggior parte della popolazione di poter in futuro accedere ad un bene oggi considerato di uso comune – continua Fava – Restringere drasticamente la platea di possibili acquirenti avrà un pesante effetto negativo su tutta la filiera, a cominciare dalle fabbriche di produzione della componentistica per arrivare alla rete commerciale, con migliaia e migliaia di posti di lavoro messi a rischio, anche in Canavese. Basti pensare che tutto il distretto torinese dell’auto, compreso l’indotto, conta 700 aziende con 60mila persone occupate e un fatturato di 17 miliardi di euro l’anno.

Invece di puntare tutto sull’elettrico, una tecnologia che non è soddisfacente proprio in termini ecologici, per non parlare dei problemi energetici che comporta, sarebbe bene puntare con decisione sui bio-carburanti e sull’idrogeno, che ci consentirebbero di continuare a sviluppare i motori termici per i quali siamo un’eccellenza, invece di consegnarci mani e piedi al predominio cinese delle batterie al litio”.

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