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LUCCA: Calzaturiero, Marchetti (FI): «Via i costi del lavoro nei mesi di stop. Il settore boccheggia, la sinistra regionale non ha teso la mano»

«Cassa integrazione per i dipendenti in questo momento in eccesso ed esonero dal pagamento dei costi del lavoro dipendente, pur con il mantenimento in carico alle aziende di tutte le maestranze: o così, o per il calzaturiero lucchese rimasto senza i necessari sostegni istituzionali si prepereranno un Ferragosto amaro e un autunno caldo»: a esprimere la propria preoccupazione indicando le misure da attuare è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti.

          «Già a inizio lockdown avevo chiesto alla Regione sostegni mirati a un settore che nella provincia di Lucca conta tanti occupati e produce fatturato, benché in sofferenza anche già prima dell’emergenza coronavirus. I mesi di stop hanno però dato un colpo grave al comparto. In Lucchesia, infatti, la grandissima parte delle aziende – sottolinea Marchetti – realizza calzature per le stagioni primavera-estate. Ebbene, soprattutto le produzioni primaverili, già realizzate e pronte alla spedizione un momento prima del lockdown, sono state disdettate. Le aziende hanno così riportato un danno multiplo: quello dello stop alle attività che ha coinvolto purtroppo tutti, il costo di produzione della merce pronta già sostenuto, il mancato guadagno a seguito delle disdette di fornitura. Una tenaglia capace di stritolare anche la realtà più vitale».

          «A tutto questo – riflette Marchetti – non si è accompagnato un percorso mirato di sostegno come avevo chiesto io stesso, con azzeramento ad esempio della pressione fiscale soprattutto sul costo del lavoro, ma non solo, e contributi a fondo perduto. La Regione non ha stanziato un euro, tra le ultime in Italia per erogazioni d’emergenza a famiglie e imprese. Se tale inerzia sia figlia di un preconcetto comunista contro il mondo dell’impresa, o di casse regionali dove si sente l’eco non è dato sapere. Rimane la responsabilità politica di una sinistra che non ha saputo aiutare un comparto che oggi boccheggia».

          «Aziende che già lavoravano a pieno regime per i 2/3 dell’anno in virtù della vocazione alla stagionalità produttiva – conclude – rischiano ora di dover chiudere. La sinistra è miope: il costo sociale del contraccolpo di una mortalità aziendale elevata sarebbe assai più alto di quello di un abbattimento del costo del lavoro per i mesi improduttivi e di altri sostegni pensati strategicamente per questo segmento di destinatari. Farlo adesso è tardi, ma non inutile. Se la sinistra non l’ha fatto finora, lo faremo noi una volta al governo della Regione. Altrimenti la Lucchesia rischia di vivere una lacerazione sociale insostenibile».

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