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Def, Brunetta: Inattuabile il contratto economico del Governo

“Il peggioramento del quadro macroeconomico recentemente stimato dagli organismi di previsione internazionali mette fortemente a rischio il futuro dei conti pubblici italiani e rende inattuabile l’ambizioso (e perverso sul lato della spesa corrente) “contratto” economico del governo di Giuseppe Conte. La scorsa settimana, infatti, l’agenzia di rating Fitch ha abbassato al +1,3% la stima sulla crescita per il 2018, dal precedente +1,5%, confermando un tasso di crescita pari al +1,2% per il 2019 e prevedendo una frenata al +0,9% per il 2020″. Lo dichiara in una nota Renato Brunetta, deputato di Forza Italia. “L’ampia contrazione degli investimenti e un deciso aumento delle scorte, nonché il raffreddamento della ripresa segnalato da tutti i previsori sono tra le principali cause dell’abbassamento delle stime. Le previsioni di Fitch, dipingono, di conseguenza, un quadro meno roseo di quanto previsto dal Documento di Economia e Finanze, che stima al +1,5% la crescita per il 2018 e al +1,4% per il 2019. Anche la Commissione Europea ha espresso una previsione peggiore rispetto a quella che il Governo ha inserito nel DEF. Il tasso di crescita del Pil è stato, infatti, stimato al +1,2% nel 2019, contro il +1,4% stimato nel DEF. Anche per quanto riguarda deficit e debito pubblico le previsioni sono peggiori. Se il governo ha stimato un rapporto deficit/Pil al -1,6% per il 2018 e al -1,7% per il 2019, infatti, la Commissione ha previsto un -1,7% per entrambi gli anni, mentre il rapporto debito/Pil risulterà pari, sempre secondo Bruxelles, al 129,7% nel 2019, contro il 128,0% stimato dal Governo”, aggiunge. “A rendere le cose più difficili per la finanza pubblica si è aggiunta la maggior spesa per interessi sul debito, che il Tesoro dovrà sostenere per effetto dell’aumento dello spread e dei rendimenti sui nostri titoli di Stato. Le ultime aste di BOT e BTP hanno, infatti, registrato un netto aumento dei rendimenti di emissione che, secondo le prime stime, aumenteranno la spesa per interessi di circa 1,7 miliardi quest’anno e di circa 3,4 miliardi il prossimo anno. La spesa – rimarca Brunetta – potrebbe aumentare ancora, ragionevolmente, nei prossimi mesi, dal momento che, la scorsa settimana, la Banca Centrale Europea ha dichiarato di voler cessare il suo programma di acquisto di titoli sovrani dall’inizio del prossimo anno, facendo venir meno, per l’Italia, l’attuale maggior acquirente dei titoli di Stato sul mercato secondario. Troppo facile prevedere che, quando questo accadrà, i rendimenti sui nostri titoli aumenteranno ancora di più. L’aumento della spesa per interessi si rifletterà negativamente sul deficit complessivo, e, quindi, contribuirà a peggiorare anche il rapporto deficit/Pil, costringendo il Tesoro a ricorrere ad ulteriore indebitamento, l’esatto contrario di quanto richiesto da Bruxelles”. “Il programma di governo di Lega e Movimento Cinque Stelle prevede che per finanziare le misure economiche espansive venga fatto ricorso a nuovo deficit, anche in aperta violazione delle regole europee sulle finanze pubbliche e nell’abbandono del percorso di azzeramento del deficit strutturale previsto per il 2020. Una tale eventualità, sempre ammesso che venga concessa dalla Commissione Europea, ipotesi attualmente molto inverosimile, sarebbe un vero e proprio colpo di grazia per il nostro bilancio statale e farebbe perdere altra reputazione all’Italia agli occhi dei grandi investitori istituzionali, che reagirebbero con un’altra ondata di vendite delle nostre attività finanziarie”, conclude Brunetta.

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