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Brunetta: “Il Governo svende l’Italia all’UE per ottenere sconti e flessibilità”

“Accordi bilaterali tra gli stati autonominatisi capoclasse, oltre che essere umilianti, prefigurano fin troppo bene il futuro di sottomissione che nessun governo serio oggi vuole e neppure potrebbe far ingoiare al proprio popolo, con il rischio di fare implodere l’intero progetto europeo”.

Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un intervento su “Il Foglio”.

“Invece di salti in avanti temerari occorre il lavoro comune, che solo genera fiducia e non lascia in giro la pistola fumante della prepotenza paternalistica. Questo rischio si è già corso, con un crollo della credibilità dell’Ue, per esempio, con la stessa moneta unica, l’euro, rimessa in discussione nei momenti più bui del recente passato, e ancora, più di recente, con il bail-in, approvato prima di aver ben completato l’unione bancaria. E come finirà per accadere con il ministro delle Finanze europee se prima non si fa l’unione di bilancio.

Ogni accelerazione che sia figlia di meri opportunismi di singoli stati membri ha esiti centripeti di debolezza. Quello che sta succedendo in queste settimane, per cui il governo italiano accetta, con somma accondiscendenza, di non partecipare ai tavoli in cui si definisce la nuova governance europea, pur di ottenere non meglio definiti ‘sconti’ sulla prossima legge di bilancio, è peggio di un crimine morale di sudditanza: è un grave errore.

Un esecutivo che accettasse questo scambio unirebbe due effetti negativi. 1) Maggior deficit significa maggior debito pubblico nei prossimi anni quindi un appesantimento dei conti passivi. 2) Il peso dell’Italia in Europa sarebbe quello di potenza minore. Insomma: gravame di debiti, anoressia politica.

Cosa spinga il Governo della terza economia più grande dell’Unione ad accettare a scatola chiusa le proposte altrui è spiegabile soltanto pensando che possa esistere un accordo tacito tra Commissione europea e governo Gentiloni sulla concessione di ulteriore ‘flessibilità’ sui conti pubblici, vale a dire la possibilità di fare deficit nella prossima legge di bilancio, il cui conto supera già i quaranta miliardi di euro”.

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